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"Tratto dal sito www.australiatwin.it"
Sveglia alle 8:30, cielo grigio e nottataccia. Ho dormito poco e male, mi sentoleggermente raffreddato e fuori fa freddo per davvero. È il giorno (04/01) in cui levo le tende e lascio il Nepal, questo piccolo GRANDE Paese che mi ha ospitato per tre settimane, regalandomi sorrisi, emozioni e riflessioni che mi accompagneranno per parecchio.
Non conoscevo nulla del Napal e non sapevo cosa mi aspettasse. Forse questo ha contribuito a farmi scoprire il territorio e conoscere la gente a mente limpida, sgombra, pura. Mi attende un veicolo migliaia di volte più imponente e potente della ma fedele compagna di viaggio, pronto a tasferirmi, fra Tropico ed Equatore, verso un Paese che amo e di cui sono rimasto affascinato. Thailandia. Due anni e mezzo fa ne rimasi così colpito che sapevo sarei tornato. Non potevo immaginare, allora, che l’avrei fatto nel modo che ritengo più opportuno: guadagnandomelo!
Nella mia presentazione, su questo sito, affermo di voler guadagnare, attraverso sudore e polvere, il diritto (quasi il privilegio, oserei dire) di poter visitare i Paesi lungo il mio cammino. Due anni e mezzo fa non esisteva il progetto Australia Twin, avevo una Yamaha Superténéré 750 e stavo ancora lavorando e direttore di centro commerciale., rinchiudendo i miei entusiasmi ed i miei sogni in uffici stantii, grigi e sterili. Quando ci ripenso, ancora oggi, provo un senso di soffocamento, come se qualcuno o qualcosa sedesse sul mio petto, comprimendo progressivamente i miei polmoni. E lo provo ancor di più ora che che lo sto scrivendo!
Allora non avrei immaginato che mi sarei svegliato, all’alba del 2012, in un letto nepalese, in una guest house priva di ogni comfort, pronto a tornare nuovamente in Thaiandia... con abiti un po’ più consumati, impolverati e modesti. Eppure, nonostante tutto questo dovrebbe rendermi euforico, ho un principio di mal di testa e nessuna voglia di guardare in faccia i tanti tassisti e conducenti di risciò che, già prima che i negozi aprano, assillano le (poche) facce straniere che incrociano.
Mi dirigo dritto verso l’albergo di James e Cat, una coppia che viaggia da Londra a Perth (www.jamesandcat.com) in sella alla loro KTM Adventure. Ci eravamo già incrociati ad inizio settembre, in coda allo sportello dell’ambasciata iraniana ad Istambul per fare il relativo visto. Immaginate la mia faccia sorpresa, due giorni fa, nel ritrovarli dinanzi all’ufficio dello spedizioniere pronti a dirigerci verso la cargo area dell’aeroporto di Kathmandu.
Lui inglese, lei australiana, hanno venduto tutto prima di intraprendere questo viaggio che li ha portati a percorrere il doppio dei miei chilometri e ad incrociarci per ben due volte. Be’, proprio tutto non hanno venduto: James conserva, a Londra, solo una Honda CBR 1000 R da pista, unica cosa dalla quale non è riuscito a separarsi. “E come posso dargli torto?!” saluto volante, il taxi è già pronto e ci offre un assaggio del volo che avremo in giornata: affronta strade e vicoli a velocità siderali per condurci là dove diremo “Arrivederci Nepal!”.
Ma questa guida sportiva (o meglio: aeronautica!) non è proprio un toccasana per la mia mente oggi... Appena arrivati scopriamo che ci sono tre ore di ritardo nel volo, da trascorrere in un aeroporto freddo e... il mio PC, pieno di film e musica, è muto per problemi si software. Ma che bella mattinata! Per fortuna sono in compagnia di questi due ragazzi... Due giorni fa mi hanno aiutato nello smontaggio della parte anteriore della moto e nell’infilare il tutto in una cassa di legno (crate) troppo grande... La forza di James (1,92 m per 110 kg) si è alternata alla mia nello svitare viti e e dadi incollati da fango e polvere... Grazie alla sua esperienza abbiamo fatto tagliare la cassa per farla aderire alla moto, facendomi risparmiare un po’ di soldi, visto che i parametri di costo della spedizione fanno riferimento a peso e dimensioni della cassa stessa.
Ancora, posso esclamare: “Botta di c..o!” nell’aver condiviso la giornata con lui. E anche delle meritatissime birre, una volta terminato il tutto! Finiti questi pensieri, finalmente viene chiamato il nostro volo e... due ore e mezza di turbolenze dopo (dureante le quali il mio corpo recitava lamentele di ogni tipo) finalmente ci siamo potuti scontrare il muro d’aria calda a 30 °C di fuori dalle porte del Suvarnabhumi di Bangkok. Il serata, il mio senso di spossatezza non accenna a diminuire; meno male che abbiamo deciso (sagigamente) di dormire in un albergo vicino all’aeroporto. Ciò ci consentirà, l’indomani, di andare belli carichi all’attacco della Thay Cargo Area, pronti a riprenderci quanto di più prezioso abbiamo con noi al momento. Stavolta le cose vanno ben diversamente e rispetto a Mumbai: sono tutti super efficienti, sorridenti e disponibili.
Un tizio ci conduce da un ufficio all’altro per produre i documenti necessari e facendoci risparmiare un sacco di tempo. “Sarà un agente che vorrà esser pagato...” concordiamo. Nulla di più sbagliato! E tra i vari uffici: inchini, pulizia, velocità ed interlocutori che parlano inglese. A confronti, gli uffici dei Custom Inspectors indiani erano alloggi comuni di rifugiati in una baraccopoli: gente scalza e buttata a terra, cartacce e confusione dappertutto, spintoni, mormorii e vociare... un vero inferno dantesco attraverso il quale sono passato appena un mese fa...
Ma stavolta sembra di essere in Paradiso, nonostante non scorga da nessuna parte la figura di Beatrice...Due sole ore di uffici e già siamo al lavoro per liberare le nostre adorate dalle loro casse lignee. Stavolta la mia lentezza nel rimontaggio è più evidente (ma sono anche raffreddato e febbricitante) e quando James e Cat aspettano il controllo dei numeri di telaio e motore, io sto ancora rimontando il parafango anteriore (e loro lavorano in coppia...). Inoltre è andato perduto il paccheto con gli specchietti e l’attacco del porta navigatore GIVI. Imprecazioni a parte, la preoccupazione di dover guidare in una megalopoli senza specchietti mi preoccupa di più...
Fortunatamente un ragazzo ritrova il tutto (erano caduti da uno dei buchi sul fondo della cassa) e me li porge fra scuse e sorrisi. “Sicuro che India e Thailandia siano entrambi in Asia?”
Commento cattivo, lo so, ma ho ancora il dente avelenato! Rimonto tutto, carico i bagagli e... via?! No! Un documento della moto di James riporta dei numeri errati... sono quasi le quattro di pomeriggio, sarebbe stato troppo bello per essere vero! Nuovo controllo, quaranta minuti persi, ma finalmente siamo liberi...o quasi. La mia ruota anteriore vibra parecchio ed il disco destro sbatte contro la pinza freno. Eppure non capisco come mai! Mi tocca smontare la pinza e procedere (senza freno anteriore) sino ad una stazione di servizio, ove la benzina non riesce a credere di aver versato 22 l e mezzo tutti in una moto... Addirittura mi aggiudico due bottiglie dìacqua per il mio rifornimento. Non riesco ad inquadrarla come promozione, ad ogni modo raggiungiamo (finalmente) l’albergo (meno male che sono solo 5 km) e di nuovo al lavoro per rismontare (di nuovo!) l’avantreno per serrare correttamente il mozzo.
L’avevo stretto troppo! E meno male che i meccanici dell’Officina Papa mi avevano mostrato come fare... Ma sono passati quasi cinque mesi e per me è stato il battesimo in questo senso... almeno queste sono le scuse per non sentirmi un imbranato! Finito tutto, rimonto, carico la moto, mangio due sandwich (è da stamattina che non mangio) indosso l’abbigliamento (fa un caldo!) e, fra uno starnuto e l’altro, mi avvio verso Suttishan, zona dove vive il mio amico Bastiaan: conoscente di vecchia data (dai gloriosi tempi di AEGEE Termoli), olandese trasferitosi in Thailandia per lavoro e compagno di diverse escursioni qui ed in Molise. Nonostante le chiare istruzioni per raggiungerlo, il traffico delle 18:00 della capitale, ed un paio di indicazioni sbagliate, mi impediranno di raggiungerlo (matido di sudore) prima delle 21:30. Sono a pezzi: stanco, affamato, febbricitante e raffreddato. Il tempo di cenare e via a letto... manco per il cavolo! Si festeggia! E via in un locale a bere birra! Sono ridotto ai minimi termini, ma finalmente sono spensierato e posso godermi il caldo ed un Paese che mi mancava da tanto. Brindo alla Thailandia, al popolo thailandese e soprattutto al popolo delle thailandesi! Un nuovo capitolo del viaggio ha inizio... ma questo non lo scriverò a penna, bensì con un bel set di matite colorate!