Un Tricolore orizzontale - Massimiliano Perrella - Capitolo 4

"Tratto dal sito www.australiatwin.it"

Questo è l’Iran, e le somiglianze con il Bel Paese non sono poche. Certo, gli ottomila chilometri di distanza si fanno sentire e di cose da raccontare ce ne sono… Ho scampato il terremoto di Van, in Turchia, per soli dieci giorni e sono sbarcato nella polverosa e grigia Tabriz. Confine particolare, pregno di cultura e caratterizzato da una mistura di razze molto diverse fra loro. Basti pensare che un ceppo ariano è presente anche qui… Prima del mio arrivo ero un po’ preoccupato su quel che l’Iran avrebbe riserbatomi: mi spiace ammetterlo, ma mi ero lasciato condizionare da tutte le notizie, voci, cavolate in generale che vengono dette su questo Paese. Sì, cavolate! Pensare che gente a me vicina mi avvertiva di stare attento a non rivelare la mia fede cristiana (presunta, visto che cristiano non sono e ho anche inviato una lettera in parrocchia per ufficializzare la mia NON fede cristiana) altrimenti mi avrebbero ammazzato.

Come credere a queste corbellerie? Eppure di gente che lo fa ce n’è a bizzeffe… I media italiani parlano di Afghanistan, Iraq, Iran, Pakistan e Arabia Saudita come se fossero tutti un conglomerato di terrorismo, integralismo islamico e odio verso l’Occidente. Per quanto ho visto in Iran, nulla di più sbagliato. Degli altri Paesi non so, il Pakistan lo dovrò saltare in quanto non mi è stato concesso di rinnovare il visto a Tehran, sarei dovuto andare all’ambasciata pakistana a Roma… e ho detto tutto!

In Iran c’è dittatura, e di quella vera: i leader vengono ritratti su palazzi e cancelli, quel che dicono non si discute e chi osa fornire informazioni contro il regime viene eliminato. Non si può parlare con gli stranieri (ma tutti lo fanno e sono un popolo calorosissimo) e tanti siti internet sono oscurati, affinché nessuno riveli cosa accade e… nessuno sappia dei morti durante la protesta per i brogli elettorali di due anni fa. In fondo, questo fa il regime: ti toglie libertà e fa di tutto per promuovere l’ignoranza generalizzata; meno si sa, meno si dà problemi.

Un po’ come le fabbriche di Termoli, dove un laureato non viene chiamato in catena di montaggio perché potrebbe creare problemi e non seguirebbe il branco senza protestare. Anche a causa di questo, mi è stato difficile tenere aggiornato le pagine del mio Diario sul sito www.australiatwin.it , ma fortunatamente ho tenuto duro e sono stato in grado di mostrare a molti le mie considerazioni e le mie foto. Ancora mancano alcune parti, le ho omesse per non passare per ‘spia’ qualora qualcuno le vedesse e mi volesse fermare… non dimentichiamo che ho un geo localizzatore!

Qui in Iran la gente è un mondo a parte da quanto vogliono farci credere: sono accoglienti oltre l’inverosimile, ti fermano per strada solo per stringerti la mano e dirti “Welcome in Iran!” Certo, le differenze ci sono, è evidente: qua la chirurgia estetica si concentra sui nasi delle donne, in quanto il decolté è vietato e devono coprirsi quasi completamente. Legge dell’Islam… “In Iran non ci sono gay” sentenziava alla casa bianca il premier iraniano; mah, lascio a voi i commenti. L’Iran, Paese dai mille controsensi… Gli autobus sono divisi in compartimenti per uomini e donne, ma nei taxi si condivide la corsa senza problemi; non ci si può accompagnare con le ragazze a meno che non si sia il marito o un parente… ma lontano dai centri piccoli puoi vedere ragazzi e ragazze incontrarsi liberamente (più o meno) e puoi vedere uomini camminare mano nella mano. Le donne non possono andare in bicicletta, ma in moto sì… e non possono stringere la mano degli uomini quando ci si presenta!

La moda iraniana non sarà mai ai livelli europei: le donne non possono fare altro che coprirsi completamente e andare al mare, ovviamente, è precluso loro; Peccato, le donne iraniane sono così belle… Orecchini, tatuaggi e capelli colorati sono vietati agli uomini, così come i pantaloncini corti. Molte donne si concedono la libertà di scoprire i capelli in casa, segno che sono una piccola percentuale accetta i dettami del regime. Ma ribellarsi costa caro, soprattutto in termini di sangue. E le armi sono in mano ai potenti. Armi vere e proprie, ma anche mediatiche: tutte le televisioni sono controllate, il satellite è proibito (ma ce l’hanno tutti) e a Tehran ci sono strade precluse al traffico cittadino, servono solo in caso d’intervento militare. In Italia non siamo messi così male, ma il tasso di disinformazione non è molto distante da quanto visto qui.

E TUTTI si fanno beffe di noi e del nostro caro Presidente del Consiglio. “Perché non vi ribellate, voi che potete?” mi chiedono in molti… Fondamentalmente (e sfortunatamente) credo che fin quando, in Italia, si avrà calcio, pizza al sabato e televisione, nessuno muoverà un dito per migliorare le condizioni del Paese. In periodi di crisi i nostri politici non fanno altro che sperperare e comprare altre auto blu: ma che importa, domani c’è il derby! In Italia abbiamo la libertà di protestare, ma non la sfruttiamo. Qui non puoi bere alcool o ascoltare musica ad alto volume e discoteche, concerti e feste sono proibiti. Sembra di vivere nel film Equilibrium, dove ogni persona era obbligata ad assumere un siero per inibire le emozioni, fonti di problemi ed ingestibilità della razza umana.

Mi ha sorpreso, inoltre, sapere che se non fai testamento lo stato si prende tutto, sei obbligato a due anni di servizio militare (altrimenti vai in galera) e se bestemmi vieni ucciso. Non male, proprio un bel sistema per tenere a bada un popolo gentilissimo, ospitale e sempre sorridente. In tanti mi hanno aiutato e mi stanno aiutando, ora che la mia moto è in un container in direzione Mumbai, e troppe persone sognano un futuro migliore, ma non possono neppure lottare per esso.

Presto saluterò questo meraviglioso Paese, pregno di cultura e storia, paesaggi magnifici e ricchezze naturali. I suoi deserti mi hanno letteralmente emozionato, il suo mare mi ha accarezzato come una madre affettuosa e la sua gente mi ha accompagnato in un viaggio memorabile. Grazie Iran, spero di rivederti presto e di rivederti meglio di come ti lascio. Ed è lo stesso pensiero che ho avuto (e che ho) al momento di varcare il confine italiano. Sì, perché in fondo, la bandiera iraniana non è che un Tricolore orizzontale…